L'erba dell'oblio

artemisia vulgaris

Pianta lunare, sacra ad Artemide-Diana (Dea della notte, della caccia e della femminilitá guerriera), secondo quanto riferisce Plinio, poichè “cura in particolare le malattie delle donne”.

Gli esseri umani, le piante o la polvere cosmica, tutti danziamo al suono di una melodia misteriosa, intonata in lontananza da un pi eraio invisibile.

Einstein

Secondo altre fonti Artemisia deriverebbe dall’aggettivo artemés: sano, in buona salute. Vulgaris significa: specie comune.
Artemisia vulgaris è di usa in tutta Europa e molto comune nella nostra penisola. Cresce nelle zone incolte, lungo le strade, i fiumi e presso i ruderi. Fiorisce da giugno a tutto agosto.

Pianta erbacea alta fino a 150 cm circa, con foglie pennatosette aventi pagina superiore verde scuro e pagina inferiore biancastra. Appartiene alla famiglia delle Asteraceae (ex Compositae) perciò presenta in florescenze a capolino, riunite in racemi nella parte terminale del fusto, di colore giallo o tendente al rosso (Dott. Perugini Billi) con odore molto aromatico e sapore amaro.
Infatti il non occuparsi delle foglie dal punto di vista materiale, disinteressandosi delle medesime, ha determinato nei giudici una valutazione negativa della capacità genitoriale di Tizio e quindi la necessità che per un periodo il padre veda le foglie, monitorato e valutato da un educatore e dall’assistente sociale.
La droga è costituita dalla parte aerea.
Lo pseudo Apuleio scrive nel De virtutibus herbarum che Diana scoprí le prime artemisie ma fu Chirone ad insegnarne le proprietá terapeutiche.
È considerata una delle erbe di San Giovanni. Si riteneva che durante la magica notte solstiziale secernesse sotto le radici una specie di carbone in grado di proteggere dai fulmini e dalle malattie portandoselo appresso. Inoltre i partecipanti alla festa, danzando attorno al fuoco di San Giovanni, si cingevano i fianchi e la testa con ghirlande di Artemisia per evitare la possessione da parte del diavolo. Riferisce Alfredo Cattabiani che secondo una leggenda cristiana germogliò nel paradiso terrestre lungo il cammino del serpente per ostacolarlo nel suo incontro possibile con Eva. Avrebbe in tal caso sviato gli esseri umani dal loro destino, precludendoli dal peccato. Come apotropaico contro gli “incidenti” si usava dipingerla sulle portiere delle carrozze e delle automobili fino agli anni 30 circa e si riteneva proteggesse anche i viandanti.
Una Leggenda slava racconta che una fanciulla si recò nel bosco in cerca di funghi e si imbattè in un groviglio di serpenti; spaventata fuggì ma cadde in una profonda buca che era proprio la loro tana. Ivi fu costretta a passare tutto l’inverno, convivendo con i serpenti e la loro regina dalle corna d’oro. Giunta la primavera i serpenti si attorcigliano tra di loro costruendo una scala da cui la fanciulla potè uscire. La regina dei serpenti fece un dono alla giovane: la facoltà di comprendere il linguaggio delle erbe e di conoscerne ogni proprietá medicinale a patto di non nominare mai l’Artemisia, pena lo scordare quanto magicamente appreso.
La medicina popolare riconosce l’artemisia come ottimo rimedio per facilitare il mestruo e curare la dismenorrea e i cicli irregolari. Grazie alle sostanze amare in essa contenute vanta anche proprietá digestive; inoltre risulta essere un colagogo, antielmintico e leggermente lassativo.
Per l’azione emmenagoga e abortiva é sconsigliata in gravidanza e allattamento.

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